I marinai del Millo

I marinai del Millo: ricordi, racconti, testimonianze
(alcune storie dei marinai del Millo, tratte dal libro)

pag. 45:
La ricerca di altri superstiti e dei familiari dei dispersi è andata avanti, grazie a ricerche su Internet e a contatti telefonici ma, soprattutto, grazie alla disponibilità dei Sindaci e dei funzionari degli uffici anagrafici dei Comuni di origine e residenza dei sommergibilisti del Regio Sommergibile Ammiraglio Millo.
A tutti loro, che per ragioni di spazio non sono stati menzionati in quest’opera, va un particolare ringraziamento per essere noi riusciti ad avere notizie di quasi tutte le persone cercate.
Nelle pagine che seguono sono riportate le lettere inviate  dai familiari dei sopravvissuti e dei dispersi, i quali hanno risposto con entusiasmo e commozione alle nostre richieste di notizie e testimonianze sui loro cari. Sono documenti che, nella maggior parte dei casi, ci sono pervenuti via posta elettronica e che vengono pubblicate così come sono state ricevute, senza modifiche da parte degli autori.
Forse il lettore, in certi casi, potrebbe trovare la lettura ripetitiva; tuttavia, si sono volute trasmettere le stesse emozioni che abbiamo provato nel rievocare ricordi tanto lontani nel tempo ma, ancora oggi, indelebili nella mente di chi ha vissuto quella vicenda.
Abbiamo riprodotto le fotografie così come le abbiamo ricevute: sgualcite, macchiate, ingiallite, consumate per chissà quante volte sono state accarezzate e per chissà quante lacrime sono state versate sopra. Fotografie custodite religiosamente dentro scatole, cofanetti, ripostigli, insieme a lettere, medaglie, cartoline, piccoli ricordi, conservate e protette come autentiche urne sulle quali ricordare, piangere e pregare.
Tutta la documentazione che abbiamo ricevuto è stata pubblicata senza un ordine prefissato, per dare continuità al racconto in un crescendo emozionale che, nelle nostre intenzioni, va letto pagina dopo pagina fino all’ultima parte, dove trova posto il ricordo del Capo Meccanico di 2a classe Nazzareno Storani.
La lettura di ogni singolo racconto ricostruito suscita sempre una particolare emozione anche se, a volte, per una visione personale della vicenda, risulta in contrasto con la verità storica.
Pertanto, le testimonianze raccolte non sempre hanno valore storico; i ricordi rappresentano l’esperienza vissuta di chi ha partecipato a quella pagina di storia, restituendoci, a distanza di tanti anni, il dramma personale subito e condiviso con altri.
In molti di questi giovani uomini che hanno preso parte alla guerra era forte il presentimento che quella che stava per compiersi era forse la loro ultima missione. Alcuni confidavano la loro inquietudine ai parenti, altri la esternavano nelle ultime lettere spedite a casa. Cosimo De Russis ricorda che, alla vigilia della partenza per l’ultima missione, un gruppo di marinai del Millo si era incontrato a Taranto con alcuni sommergibilisti del Regio Smg Amm. Cagni. Commentando la recente perdita dei sommergibili  Caracciolo e Saint Bon, gemelli del Millo, con la spavalderia dei giovani militari avevano fatto la conta a chi sarebbe toccata la prossima sventura.
De Russis ricorda che lui e i compagni persero quella scommessa  e, 10 giorni dopo, il Millo fu affondato.
Il dolore delle madri, l’ansia di ricevere notizie e la speranza che il proprio figlio si fosse, in qualche modo, salvato, portava a cercare notizie anche ricorrendo a veggenti e a episodi di disperazione, come descritto nel racconto Il Trench Bianco di Fabrizio Stefanini, pubblicato integralmente in questo libro.

Capitano di Corvetta Vincenzo d’Amato, 1908
(pag. 47 del libro)

Il C.C. Vincenzo D’Amato era nato a Bari il 30 ottobre 1908 e risiedeva a Napoli, in via Tino di Camaino, 4. Era entrato all’Accademia Navale nel 1923 e aveva comandato i sommergibili Gemma, Ondina, Smeraldo e Jalea.
Era decorato di tre medaglie di bronzo al valore militare e di due croci al merito di guerra. Questa sarebbe stata la sua seconda missione col Millo.

Ricordiamo il Comandante del Millo che diede la vita per la Patria quel 14 Marzo 1942, riportando alcuni riconoscimenti ufficiali da lui ricevuti all’epoca.

Posto le motivazioni delle 2 M.B.V.M. del Comandante del Sommergibile Amm. Millo:

1a – “sul campo”
“Comandante di sommergibile sottoposto a violenta caccia  avversaria che produceva notevoli avarie, con perizia e sereno coraggio riusciva a disimpegnare il sommergibile e a portare a termine la missione affidatagli”.
(Mediterraneo Orientale, 6-25 settembre 1940)
(R.D. 7 novembre 1941) Sommergibile Ondina

2a – “sul campo”
“Comandante di sommergibile effettuava numerose missioni di guerra in acque contrastate dall’avversario. Animato da elevato sentimento del dovere, dimostrava in ogni circostanza sereno coraggio e spirito combattivo”.
(Mediterraneo Centrale, 10 giugno 1940 – 9 giugno 1941).
(D.P. 28 luglio 1948) Sommergibili Ondina e Millo

(tratto da Le medaglie di bronzo al valore militare, U.S.M.M.)

Cannoniere P.M. Franco Bassi, 1921
(pag. 78 del libro)

Il nipote Franco Galli ci consegna una lettera scritta dallo zio alla sorella Armida, custodita gelosamente in un piccolo scrigno e ritrovata dopo la sua morte.
Il testo, che presenta risvolti commoventi, viene qui riprodotto integralmente.

Cara sorella,
oggi trovandomi di guardia, una guardia diversa da tutte le altre, posso scriverti in pace tutte le mie cose che mi sento.
Prima però voglio che tu sappia che sono molto triste e turbato nel pensarvi continuamente. Forse sarà perché non ho ricevuto vostre notizie. Credo che domani le riceverò e mi consolerò un po’.
Ma, infine, non ti nascondo che mai mi è rincresciuto lasciarvi come questa volta.
Si, cara sorella!
Se tu sapessi quante lacrime ho versato quando lasciai mamma e te con tutto il resto, non potrei dartene un’idea. Piansi fino a Montanara, a cuore aperto, e con tutto l’affetto verso tutti voi cari. Ma che vuoi, cara sorella, mi rassegnai, ma ancora oggi mi sento gonfio di una passione che è irresistibile.
Tu non chiederai forse: perché certe volte alla presenza di te e di tutti, sembro spensierato e dotato di una valida qualità piuttosto allegra, come uno che ci abbia (dia) poco valore alla sua giovinezza e contemporaneamente alla sua pelle.
No sorella! Di me invece è diverso perché penso che tengo una mamma tanto cara per me, e una persona che amo tanto e che è pure il mio sogno di ogni giorno.
Guarda di capirmi bene e non scordare ciò che ti dico.
Tu sai benissimo che sono in condizioni tristi a riguardo del mio servizio, perciò se dovessi mancare:
– prima di tutto è di tenere sempre con te mamma alla massima e ottima cura;
– secondo voglio che mi fate fare una bella cerimonia in chiesa a San Bartolomeo;
– terzo voglio che tutto il paese sappia che sono eroe del mare che ha servito la Patria fino all’ultimo momento con fedeltà e con vero animo e odio contro il nemico;
– quarto voglio che tutti i parenti facciano fare un ingrandimento alla mia foto per ricordo perenne;
– quinto dille a Franca che solo lei  ho amato al mondo e  amerò anche dopo morto e la attenderò in cielo, in quel ripostiglio dove vanno i valorosi e le persone senza macchia d’inganno.
Per questo cara sorella non devi per niente prenderti preoccupazione per me. È un’idea che mi è venuta trovandomi solo a pensare forte a tutti voi. Poi ho voluto descriverlo perché non si sa mai.
Però sono ottimo e fiducioso che Dio mi protegga in ogni ostacolo, e mi concederà un giorno la mia felicità tanto sognata.
Comunque questa lettera conservala fino a che …
Ora sono a raccomandarti di farmi sapere se hai fatto il libretto per i miei risparmi così andando avanti lo farò sempre crescere. Soprattutto quando riceverai il vaglia ti raccomando scrivimi in giornata medesima.
Non mi resta che baciarvi tutti.
Vostro, Franco

Capo meccanico 2a classe Nazzareno Storani, 1906
(pag. 88 del libro)

Forse anche mio padre Nazzareno, che l’Ammiraglio Ingravalle avrebbe visto in mare dopo l’affondamento del sommergibile, si sarebbe potuto salvare.

Secondo De Russis, invece, era rimasto all’interno del battello, poichè era in servizio in sala macchine, oppure in un momento di riposo.
Mia madre non perse mai la speranza che suo marito Nazzareno fosse scampato alla tragedia del Millo.
Anche lei si rivolse ad una veggente di Porto Civitanova (MC), la “famosa” Pasqualina, alla quale molte vedove e madri chiedevano notizie dei loro cari scomparsi in guerra.

Il destino di mio padre è legato a quello dell’ufficiale sbarcato dal Millo a cui fa riferimento, nella sua lettera, Valdemaro Stefanini.
Secondo De Russis, il Cap. Ing. G.N. Andreoli era sbarcato dal Millo e, prima dell’ultima missione, si trovava in licenza; all’ultimo momento mio padre, che proveniva dal Regio Smg Squalo e doveva seguire i lavori di riparazione del suo battello a Monfalcone, venne imbarcato sul Millo, per un’unica missione.
Gli risulterà fatale.

Al termine dell’imbarco provvisorio sul Millo, avrebbe goduto di una licenza e avremmo trascorso, con mia madre e mia sorella, una vacanza a Merano, presso una struttura per le famiglie dei sommergibilisti.

(…) Il capo meccanico Nazzareno Storani era un sommergibilista di carriera.
Il suo foglio matricolare racconta, nello scarno linguaggio della burocrazia militare, gli imbarchi ai quali era stato, nel tempo, destinato, fin dal 1925, anno del suo arruolamento sulla Regia Nave Pisa.

Era nato nel 1906; aveva, quindi, appena diciannove anni all’inizio della sua carriera, la stessa giovane età dei compagni che, quasi vent’anni dopo, perderanno la vita insieme a lui sul Millo.

Il primo sommergibile sul quale venne imbarcato fu il Regio Smg F1, a bordo del quale rimase dal 1926 al 1929.
Seguirà poi l’imbarco sul Regio Cacciatorpediniere Da Recco (1930-1932), poi sui sommergibili Tito Speri (1932-1934) Mameli (1935-1937), Serpente (1937-1939) e Squalo (1939-1942).

Nel 1941, quando era in servizio sul sommergibile Squalo, gli venne conferita la croce di guerra al valor militare poiché, durante una missione di guerra, la sua unità aveva silurato una petroliera armata di 12.000 tonnellate di stazza e attaccato una squadra di cacciatorpediniere nemiche, disimpegnandosi dalla violenta caccia che seguì.

Quando la sua carriera raggiunse l’epilogo, quel 14 marzo 1942, Nazzareno Storani era l’uomo più anziano imbarcato sul Millo. Era sposato, aveva due figli.
Una generazione più avanti dei ragazzi che scompariranno con lui.

Il capo Storani, come qualcuno ancora lo ricorda.